mercoledì 16 giugno 2010

progetto

Le parole hanno dei significati; alcune di esse, tuttavia, coprono un territorio di comportamenti e di idee, un campo di azioni e di cose, hanno come riferimento una famiglia di concetti e di oggetti. Una di queste parole complesse è identità.
Parole come identità - culturale, linguistica, di genere - diventano importanti proprio quando il loro senso è minacciato, perché indicano appunto valori che tremano, fluidi, caldi; valori che chiedono di essere soccorsi, o recuperati, o ancora che chiedono consapevolmente e razionalmente di essere agiti e trasformati.
L’identità non è un oggetto, ma l’esito di un processo. Un processo di differenziazione. La ricerca dell’identità è ricerca delle differenze. Solo il riconoscimento delle differenze consente di trovare le identità: differenza tra individuo e individuo, tra io collettivo e io collettivo, tra luogo e luogo, tra mondo e mondo. Quindi differenziazione in senso orizzontale, tra identità e identità, ma anche differenziazione interna verticale: differenze armonicamente composte entro la persona e l’individuo sociale, articolazione giudiziosa di un’identità molteplice.
Questo lo spunto iniziale. Da cui, poi, lo spettro di significati si espande per accedere alle accezioni particolari degli artisti presenti: perdita dell’identità e scomparsa delle memorie fisiche che la sottendono (Zuniga, Lastrucci); identità/tempo e identità meticcia, fatta di stratificazioni di narrazioni (Giuffrè, Lőrinczi, Argentieri); inflazione identitaria (Zurczak, Acar); identità multipla, plurale, insorgente (Monitor).

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