sabato 24 settembre 2011

Private Flat #7.7 - Il nostro progetto

"SI', PERO'..." - acrobazie della malafede


La diffusione della malafede è un dato clinico nuovo, secondo la psicanalisi recente. Se le grandi patologie classiche, come il delirio, il diniego, la rimozione dell‟evento traumatico, minano la verità e la realtà con operazioni clamorose e massicce, oggi sembrano delinearsi modi nuovi di venire a patti con la verità, più insidiose e parcellari, ma non meno malefiche, come la scissione e la regressione all‟indifferenza e all‟indifferenziazione dell‟ambiguità. 





Se questa regressione è ammissibile nei casi di estremo pericolo, nei regimi totalitari, in cui per salvarsi la vita la vittima scende a patti con il suo carnefice, lo è meno in condizioni di normalità e democrazia. Il predicare bene e razzolare male di molti (non solo politici) è un esempio evidente di malafede, dove «il contrasto tra ciò che si proclama e ciò che si vive non dipende da un sottile meccanismo difensivo psicologico, ma è la conseguenza di una precisa scelta conscia e consapevole di salvaguardare il proprio interesse contingente senza rinunciare a proporsi all‟esterno come portatori di norme morali ideali» (Simona Argentieri, L’ambiguità, 2008).




La mancanza di vergogna che ne discende è intesa in acrobazie della malafede nei termini psicanalitici di “compromesso di integrità”. Così è stata definita dallo psicanalista americano Leo Rangell la sindrome che descrive quelle situazioni in cui si verificano comportamenti inautentici, ambivalenti, del singolo e della collettività: dall‟infedele denuncia dei redditi all‟infedeltà coniugale, fino al crimine del silenzio o del peccato di omissione nelle più gravi questioni di politica internazionale. Il “compromesso di integrità” si distingue dalla mancanza di integrità per il suo muoversi in una “zona grigia”, tra normalità e perversione; procedendo in modo più subdolo. Per tollerare senza soffrire situazioni di realtà esterna frustranti o corrotte; per non doversi misurare con il compito di contrapporsi e differenziarsi. Il vantaggio segreto è quello di eludere il conflitto, la colpa, la fatica di scegliere e di pensare.




Sì, però… è la frase che di solito viene pronunciata con intenti impunemente autoassolutori da chi, subito dopo aver messo in scena opinioni e sentimenti in aperto contrasto con le proprie azioni, davanti a un richiamo alla coerenza, senza alcun disagio, scavalcando le contraddizioni, ammette deroghe al proprio agire, persuaso, di poter disporre di una morale doppia, tripla, multipla. 




Il progetto si propone di indagare la falla della malafede come prassi comune, attraversando, da un lato, le collusioni con gli aspetti deteriori del vivere civile, clientelismo, evasione fiscale, connivenze con il potere, distrazione colpevole di fronte all‟ingiustizia; dall'altro le incoerenze dell'individuo e le divisioni interne attraverso le quali l'Io, per aggirare il confronto con la verità, inganna se stesso.


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Affidato ai lavori di cinque artisti, diversi per formazione e linguaggio, il percorso espositivo si compone di tre gradi di lettura, tre livelli di disvelamento dell‟ambiguità.
Il primo si lega alla dimensione dell‟individuo, delle piccole scissioni in ambito intrapsichico, dei compromessi con il mondo e delle ipocrisie con se stessi, nel quale un possibile recupero dell‟integrità perduta avviene attraverso lo smascheramento del corpo, sia esso costruito/corretto chirurgicamente, sia esso decostruito/scarnificato dalla malattia (Pezzoni, Divizia).
Il secondo, partendo dalla manipolazione di alcuni archetipi sociali e politici, mette in luce iperbolicamente i meccanismi della menzogna, della complicità e della collusione, terreno di coltura privilegiato della malafede, nel tentativo di demistificare (svergognare) i bonzi rappresentanti delle istituzioni (Racanati, NeAL).
Infine, nel terzo, più socio-politico per respiro e dimensioni, la mancanza di vergogna e la malafede, assumono rilevanza ambientale, nella denuncia del consumo e della degradazione del territorio spacciati ambiguamente per opportunità di crescita e di sviluppo locale (Marchese).

(a cura di Codec & Grazia Sechi)

1 commento:

  1. Salve, trovo molto interessante questo post ed il tema trattato in questo caso, nel vostro blog. Effettivamente Le persone difficilmente riescono ad ammettere prima a se stesse le loro malefatte, o comunque ad autoosservarsi anzi, talvolta agiscono giudicando gli altri ,senza nemmeno conoscerli.. purtroppo anche questa società è pervasa da meccanismi Gerarchici difficilmente estraenabili dalla persona. Io opto per una giustizia Onesta , so che sembra idealismo ma vorrei che a pagarla fosse chi fa queste malefatte, non chi le subisce ! inoltre la psicologia, sembra tenti sempre di difendere le persone anche quando compiono danni o malefatte solo perchè gli fa comodo come ai religiosi trovare dei credenti e poi far loro credere quello che gli pare!

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